giovedì 7 giugno 2012

La destra paga gli errori dei suoi fondatori

Il Pdl ha perso al primo turno il 54% dei voti rispetto alle elezioni regionali del 2010, mentre la Lega ne perde il 57% rispetto allo stesso scrutinio. Prima del 20 maggio, il centro-destra controllava 98 fra le città soggette al rinnovo [della Giunta] con oltre 15 000 abitanti , ora ne mantiene solo il 38. Dei 12 capoluoghi di Provincia che amministrava, alla Lega ne sono rimasti solo due.


Le promesse irrealizzate della Lega

“Astensione o voto di protesta”
Per Sofia Ventura, docente di Scienze Politiche presso l’Università di Bologna, questi due partiti strettamente legati all’immagine dei loro leader pagano in maniera differente gli svivoloni dei loro fondatori. “Questa è la situazione, in particolare per la Lega, i cui attivisti non si aspettavano una tale doccia fredda” chiarisce.
In seguito ad un’inchiesta per appropriazione indebita di fondi pubblici, Bossi e due suoi figli sono stati indagati.
“Venire a sapere che la famiglia del capo si è arricchita a spese del partito è stata una prova particolarmente difficile per  i “leghisti”, abituati denunciare la corruzione, a parer loro prerogativa del governo di Roma” aggiunge. “Di colpo, molti elettori disgustati si sono rifugiati nell’astensione o nel voto di protesta. ”
Resta da vedere se questo partito, il più vecchio in Italia, rispetto al quale gli analisti sostenevano che era stato in grado di interpretare il disagio del nord Italia, si riprenderà. Si diceva fosse “di lunga durata” e “sufficientemente radicato” per sopravvivere alle vicissitudini giudiziarie del suo fondatore.
La sostituzione di Bossi con Roberto Maroni, prevista nel mese di luglio dopo una serie di congressi regionali, sembrava garantirgli la sopravvivenza. “Ma ormai” aggiunge la Ventura, “il sentimento di “anti-politica” che la Lega aveva saputo conquistare a suo favore,  viene portato avanti da altri.” Nato solo nel 2009, il Movimento 5 stelle, fondato dal comico e blogger Beppe Grillo, è infatti riuscito a far eleggere quattro sindaci, tra cui a grande sorpresa quello di Parma.


Intenzioni di voto attuali in Italia per i partiti fuori dal parlamento


Una “Terza Repubblica” da inventare
La sopravvivenza del PDL non è più certa. “Partito di plastica”, come lo definiscono gli esperti di politica italiani, al contrario dei partiti di sinistra basati sulla lotta in campo e sull’ideologia come il  Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana, paga la defenestrazione di  Berlusconi, costretto a dimettersi nello scorso novembre a causa dell’azione combinata della pressione dei mercati, delle vicende “politico-sessuali” del  Cavaliere e del senso di  impotenza mostrato dal suo governo di fronte alla crisi. Interamente costruito al servizio del leader  e dei suoi interessi giuridici e finanziari, non è stato in grado di produrre una élite politica degna di questo nome da cui avrebbe potuto emergere un successore.
La scomparsa dei partiti politici in Italia è fenomeno noto. La Democrazia Cristiana, il Partito Socialista o il Partito Repubblicano sono semplicemente e letteralmente scomparsi in seguito alle inchieste sulla corruzione dei giudici agli inizi degli anni ‘90, dando origine a quella che gli italiani chiamano la “Seconda Repubblica”. L’indebolimento del PdL e della Lega, entrambi schieramenti totalmente dipendenti dai loro fondatori, potrebbe preannunciare l’inizio di una “Terza Repubblica” da inventare.

“Quando i leader cadono dai loro piedistalli, i partiti muoiono, questa è la regola in politica”, ha detto Fulco Lanchester. Secondo questo docente di Scienze Politiche presso l’Università La Sapienza di Roma, la pressione affinché Mario Monti rimanga al suo posto, guidando una grande coalizione di riformisti alle elezioni politiche previste per la primavera del 2013 diventerà più forte, mentre la situazione economica potrebbe peggiorare ancora.
In passato l’Italia ha già vissuto periodi simili, che hanno visto alleanze tra ex nemici in tempi di crisi: il comunista Palmiro Togliatti con il democristiano Alcide De Gasperi alla fine della Seconda Guerra Mondiale o, più tardi, Enrico Berlinguer con Aldo Moro. Per ora, l’ex commissario europeo non vuole sentire parlare di un prolungamento del suo mandato attraverso le urne. Ma il vuoto lasciato a destra e il rischio di una nuova forma populista potrebbero costringerlo a rivedere la sua posizione.

Mappa politica dei governi in Europa

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